Creazione senza Dio by Telmo Pievani

Creazione senza Dio by Telmo Pievani

autore:Telmo Pievani [Pievani, Telmo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2021-05-24T12:00:00+00:00


La quarta legge della termodinamica dovrà attendere

Anacronismi a parte, l’inconsistenza del passaggio automatico fra improbabilità e disegno intelligente è stata colta, per fortuna, dal già citato Dembski, il quale ha notato come «una bassa probabilità di per sé non sia una prova» (in tal modo, per inciso, egli smentisce in un sol colpo alcune migliaia di pagine scritte dall’amico Behe, ma sorvoliamo). Improbabilità e complessità sono necessarie, ma non sufficienti, per inferire un disegno intelligente. Il criterio si fa allora piú raffinato: non basta che una struttura sia poco probabile per avere una prova del disegno, è necessario che in essa sia anche riconoscibile uno schema, una configurazione che sia indizio dell’azione di una mente. In analogia con quanto fanno gli scienziati che registrano i segnali radio provenienti dallo spazio per cercarvi traccia di un messaggio intelligente, ne deriverebbe, secondo Dembski, un filtro esplicativo attraverso il quale sarebbe possibile identificare con certezza la «firma» di un disegno intelligente in natura ogniqualvolta vi sia questa «complessità specificata».

Non si pensi, tuttavia, che la soluzione dell’impavido matematico ci liberi dalle secche, anzi. Anche Dembski brilla di una pregevole modestia scientifica, associata alla pressoché totale impermeabilità alle obiezioni: si lascia definire un «nuovo Newton», parla di «rivoluzione scientifica» e della scoperta di una nuova teoria della probabilità migliore di quella bayesiana. Se nei primi scritti si comparava a Kant e Copernico, nelle opere della maturità, evidentemente scosso dalle ingiuste obiezioni dei materialisti, riprende il commovente motivo dell’incompreso: «non mi capiscono». Rispetto agli altri, però, compare qui anche un matematicismo sfrenato che ha sedotto non pochi commentatori: la tecnica è quella di usare formule matematiche astruse per esprimere concetti che in lingua corrente sarebbero molto piú chiari.

Si parte affermando che il «progetto» è una categoria logica, non causale (quindi potrebbe benissimo non esserci alcun progettista), ma poi usa normalmente il termine come categoria causale parlando di «agente» intelligente. Utilizza sempre e soltanto riferimenti a un progetto intelligente umano, non meglio specificato, sicché le sue argomentazioni servono ben poco per dimostrare l’esistenza di un disegno sovraumano. Utilizza raffiche di esempi aneddotici per dare prova di leggi universali, all’incirca in questo modo: «ogni volta che i miei criteri interpretativi attribuiscono l’evento a un progetto, verifico che davvero vi è un progetto; quindi significa che un progetto funziona universalmente». Peccato che una somma di aneddoti non faccia una prova, semmai il contrario: esempi singolari possono confutare o limitare una presunta legge universale. La sua argomentazione, insomma, funziona per chi è già convinto in modo preconcetto di un’idea, ma dal punto di vista logico è del tutto priva di significato, come ha implacabilmente dimostrato il fisico Mark Perakh nel 2004 passando sistematicamente al setaccio le pagine di Dembski e analizzando in ogni dettaglio la sua ormai celebre «inferenza logica» del disegno intelligente.

Ancora una volta si ricorre a una definizione di complessità del tutto nebulosa: in Dembski diventa misteriosamente «la stima migliore possibile della difficoltà di risolvere un problema». Pur essendo diversa da quella di Behe, in pratica significa di nuovo che minore probabilità dovrebbe implicare maggiore complessità.



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